Vittorio Matteo Corcos

L'"Annunciazione" del Convento di San Francesco a Fiesole

Francesco Traversi

Quando Ugo Matini andò a visitare a Firenze lo studio del livornese Corcos, al tempo in cui egli abitava nella palazzina al numero 8 nel «lato che guarda mezzogiorno della breve via Marsilio Ficino, […] quasi tutto residenza e dimora» dei «più illustri e cari nomi dell’arte» – fra cui Stefano Ussi, Edoardo Gelli e i fratelli Gioli – incontrava un «modernissimo artista e coltissimo e simpatico gentiluomo» e non esitava a dichiarare che «la bellezza femminile» aveva «in lui uno dei più forti suoi pittori» (Matini 1896, pp.298-300). Alcuni anni dopo il maestro labronico, ormai definitivamente affermatosi come eccellente ritrattista, non avrebbe abbandonato le sue ideali concezioni quando si sarebbe spontaneamente impegnato in una significativa composizione sacra, una tela dalle ragguardevoli dimensioni che firma nel 1904. Come ci informano le Cronache di San Francesco a Fiesole, nel maggio 1935 – a distanza di due anni dalla sua morte, e della di lui moglie, Emma –,venne «regalato al Convento dalla figlia del Pittore Vittorio Corcos un quadro raffigurante l’Annunciazione di Maria» che fu «collocato nel salone vicino al Refettorio» (Cronache, III, p. 61, alla voce Maggio Regalo di un quadro di Corcos). Proprio nel 1904 avrebbe potuto cimentarsi in un’ulteriore tematica mariana poiché Giovanni Pascoli, con il quale la famiglia Corcos intrattenne rapporti, desiderava un quadro di una Madonna avente le sembianze dell’affezionata sorella Mariù (progetto che tuttavia tramontò); una corrispondenza fra Emma e il poeta suggerisce che Vittorio possa aver abbracciato le «visioni liriche» e la «temperie pascoliana» nel realizzare una «dolce immagine» quale l’Annunciazione (C. Sisi, in Corcos 2014, pp. 36-37). Ma quello fu anche l’anno in cui sarebbe stato invitato alla corte di Potsdam per eseguire il ritratto dell’Imperatore Guglielmo II e in tale circostanza rivelò al regnante di aver ritratto nella sua Annunciazione – della quale mostrò una riproduzione fotografica – la propria figlia Maria Luisa, scelta per impersonare la figura della Vergine (cfr. Idem, in Bellezza divina 2015, p. 197 cat. 3.2). Il dipinto riscosse da subito un discreto successo, ne è testimonianza la sua comparsa in tricromia in un fascicolo speciale del periodico «Illustrazione italiana», pubblicato dai Fratelli Treves di Milano col titolo Natale e Capo d’Anno 1906-1907 (dello stesso pittore venivano ospitate al suo interno anche una tricromia de I fratelli e, fra le “composizioni in nero”, Rottura).

Nella rivista «L’Arte della Stampa» (XXXVI, serie VI, 72, Dicembre 1906, p. 587) veniva così introdotto: «Sul davanti un arco di un portico, appoggiata a destra del quale la Vergine, inattitudine modesta ma nobilmente austera, attende; come sfondo dell’arco un gran viale fiancheggiato da alte piante, da cui molto in distanza viene avanti l’Angelo con in mano il simbolico giglio. Un raggio di sole, che indora la prima parte del viale, illumina col suo riflesso la bella figura della Vergine che campeggia su tutto». Quella figura che«attende», posta in una dimensione di soave fissità dell’attimo, lascia immaginarne una gestazione non breve e riporta alla memoria le parole del Matini: «postosi dinanzi al cavalletto fa sedute così lunghe, da far svenire talvolta la modella»(Matini 1986, p. 300). La sua produzione d’inclinazione religiosa – o affine a tale sfera – è limitata ad esigue testimonianze (perlopiù giovanili), la prima prova fu forse quella de L’Arabo in preghiera, in cui «fu ammirato un misto di genialità vergine e spontanea e di promettente vigoria» e «venne tosto acquistato [a Napoli] dal Re per il palazzo di Capodimonte», poi fu la volta deLe educande in chiesa, «ch’egli stesso andò ad offrire alla celebre Casa Goupil» (Branca 1895, pp. 332-333), quindi Le due vergini (1895) e la Maddalena (1896). La tela fiesolana si plasma su climi ottocenteschi, virando verso più moderni temi di luce, d’altronde, come egli stesso confessò, l’aveva «salvato il Novecento» (Ojetti 1951, p. 479).

Pubblicazione della scheda:

Francesco Traversi, in Divini Splendori. Tesori e percorsi francescani a Fiesole e La Verna, catalogo della mostra (Fiesole-La Verna 2022), Bibbiena 2022, n. 40, pp. 226-229

Bibliografia di riferimento:

Bellezza divina 2014

Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana, catalogo della mostra (Firenze 2015-2016), a cura di L. Mannini, A. Mazzanti, L. Sebregondi e C. Sisi, Venezia 2015

Branca 1895

G. Branca, Vittorio Corcos, in «La Vita Italiana», vol. II, fasc. X, Febbraio-Aprile 1895, pp. 332-337

Corcos 2014

Corcos. I sogni della Belle Epoque, catalogo della mostra (Padova 2014), a cura di I. Taddei, F. Mazzocca e C.Sisi, Venezia 2014

Matini 1896

U. Matini, Gli Artisti (Impressioni dal vero), in Firenze d’oggi, Firenze 1896

 

Ojetti 1951

U. Ojetti, Cose viste. Con una prosa di Gabriele d’Annunzio. Tomo secondo 1928-1943, Firenze 1951

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