IN TENEBRIS LUCET…

La Madonna del Buio a Santa Maria del Sasso

Michel Scipioni

Scendere le scale della cripta del Santuario di Santa Maria del Sasso a Bibbiena (Arezzo), in solitudine, è un po’ come fare un cammino dentro sé stessi, procedendo a “tastoni” verso quelle oscurità che spesso preferiamo lasciare inesplorate, poiché animate da demoni che è sempre meglio non svegliare.
Il pungente odore delle candele – quasi immobili – s’accompagna con quello dell’incenso: una fragranza che genera nostalgie per le chiese frequentate controvoglia nell’infanzia. Nella pelle s’avverte un leggero ma deciso drizzarsi di peli, perché in qualsiasi stagione, scendendo nelle viscere della terra, l’aria frizzante e umida si fa sentire decisa.

Sulla destra il Sasso miracoloso svetta fino al soffitto per poi proseguire nella chiesa di sopra; qui il beato Martino, monaco camaldolese e primo fondatore di questo luogo sacro, si stabilì per vivere da eremita, respirando quell’aria così satura di umori mistici e vivendo a contatto con quella terra benedetta. Ma questa è un’altra storia.

In questo antro a dominare sono le tenebre figlie di un’oscurità più metafisica che reale, che suggerisce il nome ad una delle statue più importanti – e venerate! – in terra aretina: la Madonna del Buio che, intagliata in un unico pezzo di sorbo da Andrea Cavalcanti detto il Buggiano, allievo di Donatello, se ne sta lì da più di 500 anni, nel luogo in cui ha scelto, con convinzione e tenacia, di stare.

Nonostante in principio la statua fosse stata collocata ai piedi del Sacro Sasso, i bibbienesi decisero di spostarla, per comodità, nel centro di Bibbiena in una piccola cappella adiacente all’oratorio de’ Neri, ma, fra la sera del 21 e la mattina del 22 marzo 1512, la Madonna risultò scomparsa. I bibbienesi, popolo noto soprattutto per l’innata arguzia – non a caso erano appellati “capobugi”–, accusarono del furto i frati del Sasso e si recarono al Santuario, mazze alla mano, chiedendone a gran voce la restituzione. Il Priore, sicuro di dimostrare la sua innocenza, li invitò a scendere nella chiesa Inferiore, ma invece di trovare argomenti indiscutibili delle sue discolpe, vide la statua ai piedi del Sasso.

Non comprese – e come avrebbe potuto! – l’accaduto e con quel rossore nel viso proprio di chi non sa come togliersi da un impiccio e gli occhi bassi di chi sa di aver sbagliato, suggerì ai cittadini di riportare l’opera in paese, ma, questa volta, di prestare maggiore attenzione e di chiudere la porta della cappella con più mandate di chiave.

La mattina successiva la statua era di nuovo scomparsa.

Sul farsi del giorno i bibbienesi si avviarono di nuovo verso Santa Maria, notando, lungo il tragitto, delle impronte di piedi sulla neve immacolata che era caduta abbondante durante la notte. Capobugi quali erano – solo di soprannome sia inteso – capirono subito che quelle impronte così delicate erano state lasciate dalla Madonna che, sfruttando il chiaro di luna e la quiete notturna, era ritornata al suo Santuario. Infatti la trovarono ai piedi del Sasso, silenziosa come al suo solito, ma non c’era bisogno di parole perché tutti intendessero che soltanto i pazzi possono opporsi ai voleri del cielo.
La Vergine voleva restare accanto alle radici di quel Masso a cullare, in eterno, il suo Bambino.

Qualche tempo dopo, fra il 1530 e il 1535, a Santa Maria, accadde un altro episodio singolare: per fuggire la calura estiva un gruppetto di giocatori di carte si era rifugiato nella “cripta” del Santuario e uno di loro, furibondo per aver perso tutti i denari, iniziò a bestemmiare la Vergine tirandole un sasso, con il quale le ferì una mano, che iniziò subito a stillare sangue, come fosse viva e di carne.

Oggi, quasi cinque secoli dopo, il sangue non c’è più, ma ad un occhio attento non può sfuggire quel segno così evidente – e mai notato finora! – nel dorso della mano destra della Madonna (vedi immagine precedente).

Quanto inspiegabile conflitto fra il rumore sordo e violento di quella sassata e lo sfiorare, quasi come una carezza, dei piedi nudi della Vergine sopra la neve: purezza su purezza, candore su candore, immersi in quel silenzio che solo una nevicata notturna sa regalare.

La Madonna del Buio, avvolta in un’oscurità che ormai chiama casa, è ancora lì – citando san Giovanni Paolo II – per illuminare le menti e le coscienze degli uomini con la luce della verità e dell’amore.

Chi segue la Luce del mondo non camminerà mai nelle tenebre, diceva un tale chiamato Agostino.

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