L'Arte di Pietro Perugino: la mostra

Nicoletta Baldini

La Mostra

A cinquecento anni dalla morte di Pietro Perugino, uno dei grandi protagonisti della pittura italiana del Rinascimento, Chiusi della Verna intende celebrare il divin pittore con una mostra che prende le mosse da un ciclo di affreschi realizzato, a partire dal 1500, da uno degli allievi del maestro umbro, Gerino da Pistoia. I medaglioni con le figure di Santi e Beati dell’Ordine francescano affrescati da Gerino sulle porte delle celle del dormitorio dei frati della fondazione alvernina consentono, per il loro indubbio valore, di approfondire il tema della produzione del Perugino e di alcuni suoi allievi (oltre al pistoiese, Niccolò Soggi, Roberto da Montevarchi e Giovanni Calderini) in terra d’Arezzo, nella città, ma soprattutto nelle valli, nel Valdarno, nella Valtiberina e naturalmente in Casentino, dove opere edite fra il 1493 e il primo decennio del XV secolo testimoniano della qualità e del successo riscosso dalla ‘maniera’ del maestro di Città della Pieve.

La Podesteria e il luogo natale di Michelangelo

La Podesteria di Chiusi fu istituita il 30 ottobre 1385 all’indomani dell’acquisto di Arezzo da parte del Comune di Firenze e della sconfitta dei Tarlati, signori di Pietramala e di molti altri castelli del Casentino. Gli accordi stipulati da Firenze con Guido di Pietro da Pietramala prevedevano infatti, fra le altre cose, la consegna immediata della fortezza di Chiusi e della Rocca di Vezzano appartenenti al contado di Arezzo. Il Comune di Chiusi, invece, non passò automaticamente alla dominazione fiorentina ma gli uomini del Castello inviarono appositamente un proprio emissario a sottomettersi al Comune di Firenze e a concedere, ad esso, il possesso dei fortilizi del proprio territorio. Nella riorganizzazione amministrativa della terra aretina, Chiusi divenne sede di Podesteria, vi doveva infatti risiedere un podestà: un cittadino fiorentino, guelfo, selezionato dal governo fiorentino, con un mandato semestrale, il quale avrebbe esercitato le proprie prerogative su un insieme di località fra cui vi erano la Rocca e il Borgo di Chiusi, la Rocca di Vezzano, Giampereta, Sarna, Dama, Frassineta, Montecchio, Corezzo, ed altre ancora.

Nel tempo si assisté a mutamenti negli accorpamenti delle circoscrizioni e, nel 1428, la Podesteria di Chiusi e quella di Caprese condivisero lo stesso podestà che ogni sei mesi da Firenze veniva inviato ad amministrare la giustizia in quei territori, avendo al seguito due notai, tre fanti ed un cavallo. Tuttavia, quale segno di rispetto verso entrambe le sedi podestarili, ad un podestà che aveva risieduto a Chiusi ne succedeva un altro che, nel semestre seguente, avrebbe fissato la propria residenza a Caprese, inviando uno dei notai del proprio staff nella sede dove egli non risiedeva. Un sistema, questo della residenza alternata fra Chiusi e Caprese che andò avanti senza difficoltà e senza polemiche fino alle riforme settecentesche di Pietro Leopoldo.

Proprio riguardo alla Podesteria di Chiusi i documenti ci consegnano importanti informazioni sulla sua originaria ubicazione e destinazione. Si trovava sulla sommità di una collina e venne ricavata, poco dopo l’assoggettamento a Firenze, da quella che in passato era stata l’abitazione dei Cattani di Chiusi il cosiddetto “palagio”. Si ricorda tuttavia come l’edificio che serviva, promiscuamente, sia quale abitazione del podestà sia quale sede degli organi rappresentativi del Comune, fosse stato costruito con materiali poveri, e pertanto particolarmente esposto a dissesti e a problemi di statica. Apprendiamo infatti come nel 1560 fosse “in puntelli”, mentre nel novembre 1603 si legge che “la casa et habitatione del podestà minaccia rovina, massime dalla banda di verso la Vernia dove è la carcere” vi è poi “rotto e fracassato il palco dell’audienzia e la camera dove dorme” il notaio. Nell’archivio non vi si potevano custodire le scritture pubbliche e, al contempo era precluso tenere i prigionieri in carcere perché nelle muravi erano tre “crepature grandissime”. È per tale motivo che venne edificata, probabilmente durante il primo Settecento (1702) l’attuale Podesteria che porta, non senza motivo, il nome di “Michelangelo”.

Infatti quando, il 6 marzo del1475, Michelangelo Buonarroti nacque “sotto fatale e felice stella nel Casentino” (come ricorda Giorgio Vasari nella biografia dell’artista) il padre Ludovico svolgeva l’incarico di podestà di Chiusi e di Caprese ma, come è apparso da nuovi studi, proprio per l’alternanza dei sei mesi in una sede e sei mesi nell’altra, il Buonarroti padre con la sua famiglia risiedeva non a Caprese bensì a Chiusi in Casentino. Se è risultato evidente, sempre da nuove ricerche documentarie, come la copia dell’atto di battesimo ora conservata presso l’Archivio Buonarroti a Firenze sia un falso storico, tale falso fu redatto per ragioni politiche (legate ai buoni uffici di un senatore del Regno d’Italia proveniente dalla Valtiberina) al fine di indicare Caprese, nel quarto centenario della nascita di Michelangelo, quale luogo natale del Buonarroti. Una documentazione artefatta che peraltro smentiva (e smentisce) sia le fonti coeve a Michelangelo stesso (i suoi primi biografi: Giorgio Vasari e Ascanio Condivi) che ne sottolinearono la nascita in Casentino, sia alcuni documenti conservati presso l’Archivio del convento della Verna che riferiscono della nascita del sommo artista presso Chiusi in Casentino.

Il Castello di Chiusi della Verna

Il Castello di Chiusi della Verna arroccato a circa 900 metri di altitudine, era il più alto e fra i più temuti della vallata.

Il primo atto che ricorda il castello è un diploma di Ottone I del 7 dicembre 967 il quale conferma a Goffredo o Gausfredo, del fuIldebrando, la proprietà. Dalla famiglia di Goffredo si formarono i Cattani, il cui primo membro della casata a comparire con questa denominazione fu Orlando “de Cluse” chiamato negli atti “de Catanis”. Fu lui che nel 1213, secondo la tradizione, donò il monte della Verna a Francesco d’Assisi. Il castello visse alterne vicende: nel 1261 i Cattani diventarono feudatari del vescovo di Arezzo Guglielmino degli Ubertini; nel 1324 questo fu tolto ai Cattani dal Vescovo Guido Tarlati e ceduto al fratello Tarlato e a sua moglie la pia Giovanna di S. Fiora; nel 1360 i Tarlati furono cacciati dal Casentino, il castello in una prima fase ritornò ai Cattani, fu poi gestito dai Conti Guidi di Bagno di Romagna per conto dei Fiorentini, e poi da Firenze stessa nel 1404. Nei primi anni del Quattrocento sorse a Chiusi anche una Podesteria che aveva giurisdizione su tutta la “Valle Santa”, nel 1428 fu unita a quella di Caprese. Qui fu podestà Lodovico di Leonardo Buonarroti padre di Michelangelo. A partire dalla secondo metà del XV secolo il castello cominciò ad andare in rovina.  

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