Il Convento di Colleviti

Una breve visita del convento francescano a Pescia (PT)

F. Traversi - fra M. Panconi OFM

Breve storia del convento di San Ludovico a Colleviti di F. Traversi

Una via Crucis, tramite un tratto in salita, conduce dal borgo al complesso francescano ed è composta di piccole “margini” un tempo affrescate.

In luogo dell’attuale edificio religioso era anticamente una rocca – costruita appositamente, in una delle alture prossime alla città di Pescia, a scopo difensivo – che alla fine del Quattrocento appariva ormai in stato di rudere ed era nota come “Castello di Colleviti” (parte della struttura militare sarà inglobata nel muro ovest del Refettorio). Fu grazie all’interesse di rilevanti figure pesciatine, Benedetto Colucci e il figlio Jacopo, che prese avvio il progetto per la costruzione di un convento francescano: fra il 1484 e il 1492 questi riuscirono a riscattare il fortilizio in favore degli Osservanti, acquisendo inoltre un terreno boschivo e coinvolgendo il Comune nel risanamento delle mura della rocca. Quando il sito venne donato nel 1494 ai frati francescani iniziò l’edificazione del convento, affidata al frate “fabbricere” Vincenzo Gallo o Borgognone (nativo di Orvien in Francia), già attivo come architetto dell’Ordine per Santa Maria a Ripa in Empoli: inoltre sarà proprio lui ad assumere la carica di primo guardiano di Colleviti e – prima di cadere vittima della peste (1497) – ad intitolare il convento a San Lodovico di Tolosa.

A queste date erano ormai terminati i lavori per il complesso conventuale, mentre nella chiesa vi verrà officiata la prima messa solamente nel 1501, consacrandola poi nel gennaio 1569. Nel corso del Cinquecento verranno effettuati importanti ampliamenti (1540 e 1587), fino ad istituirvi un seminario (1594). Altri interventi costruttivi e ammodernamenti si ebbero nel Seicento (alcuni finanziati da Violante di Baviera) e a partire dagli anni ’80 furono condotti dietro la supervisione dell’architetto granducale Anton Maria Ferri.

Nel periodo delle soppressioni ottocentesche, salvo brevi allontanamenti, i frati riuscirono a mantenere il loro convento riscattando nel 1870 sia edificio che terreni.

La chiesa di F. Traversi

Alla chiesa si accede per mezzo di un bel porticato adue ordini (entrambi voltati a crociera) e un portale in pietra che immette nell’interno, concepito ad aula secondo le regole francescane; la navata ha una copertura a crociera, quella del presbiterio è voltata a botte unghiata.

Il primo altare a sinistra risale al 1680 e originariamente custodiva la tela con Ester davanti al Re Assuero, dipinta dal pittore pesciatino Benedetto Orsi, allievo del Volterrano. Al terzo può ammirarsi ancora la pittura più antica e significativa del tempio francescano, San Michele arcangelo che abbatte gli angeli ribelli (tardo Cinquecento), caratterizzata da un cromatismo tardomanierista e riconosciuta al pittore genovese Giovan Battista Paggi, attivo per venti anni inToscana.

Al primo altare di destra è una Madonna con san Carlo Borromeo, san Ludovico re e santi francescani, attribuita al padre Alberico Carlini da Vellano, formatosi a Firenze con Ottaviano Dandini e perfezionatosi a Roma con Sebastiano Conca. Allo stesso religioso e pittore settecentesco sembra appartenere una Visione dell’Apocalisse (custodita entro il terzo sacello), copia da un perduto dipinto dell’Orsi.

Nel presbiterio si possono ammirare: sopra la mensa maggiore un Crocifisso ligneo seicentesco, di buona fattura ma molto ridipinto e sulla parete sinistra una tela raffigurante Cristo che resuscitala figlia di Giairo, assegnato alla fase matura del Carlini per le note raffaellesche e romane.

Nella Cappella di Santa Chiara era un San Ludovico di Tolosa in gloria (1723) del pittore senese Annibale Mazzuoli, oggi trasferito, insieme ad un dipinto che si trovava in sacrestia e ispirato alla Pietà di Michelangelo attribuito da fonti settecentesche a Santi di Tito, nel convento di San Francesco a Fiesole.

La Biblioteca di Fra Mario Panconi OFM

A seguito dei lavori di ingrandimento del convento, iniziati dal 1654 da padre Bernardino Dini di Uzzano, si hanno informazioni relative alla biblioteca. Vi comparivano volumi di Patristica,Teologia scolastica, Sacra scrittura, Dogmatica, Morale, Filosofia, Medicina, Matematica, Astronomia, Storia sacra e civile, Diritto canonico e civile, Ascetica e Mistica, Predicabili volgari e latini.

Questa biblioteca ha però una triste sorte: la Soppressione napoleonica del 1810, infatti, trafugò e disperse il materiale di Archivio e il corpus dei volumi, che l'inventario del 24 aprile 1811 steso dalle autorità di Pescia fa ammontare poi a circa 1300 opere conservate.

Nel 1866 i religiosi vengono nuovamente cacciati dai propri conventi, a seguito della Soppressione degli Ordini religiosi voluta dal Regno d’Italia, e la biblioteca fu trasferita definitivamente a Pescia nei locali delle Scuole tecniche di Ruga Orlandi.

I frati riacquistarono la proprietà tramite il Commissariato di Terrasanta, nella persona del padre Remigio Buselli, allora Commissario, esborsando la cifra di £ 35.100.

La biblioteca inizia così un nuovo processo di ricostituzione a partire dal personale fondo librario proprio del padre Remigio Buselli.

Si accresce ancora grazie alla fondazione nel 1874 dello Studio di Filosofia della Provincia toscana e nel 1876 di quello di Teologia.

Grazie a donazioni e a qualche lascito dei frati che qui insegnavano, la biblioteca contava circa 3000 volumi a fine secolo, e fu trasferita nel corridoio a lato della chiesa al primo piano (attuale biblioteca minore).

A seguito della Seconda guerra mondiale Colleviti accolse il Liceo classico: quest’esperienza, durata circa un ventennio, arricchì ulteriormente la biblioteca con altre opere di carattere letterario, artistico, storico, scientifico, fino a diventare la più importante della Valdinievole.

A padre Agostino Serafini (1907-1996) si deve la realizzazione di uno dei primi televisori collocato, tutt’oggi, all’ingresso dell’attuale biblioteca.

La raccolta di libri subisce un’importante opera di sistemazione e catalogazione da parte di padre Giacomo Tollapi (1915-2001), docente di latino e greco nel soppresso Liceo.

Egli dette alla biblioteca il volto che attualmente presenta, accogliendo nuove donazioni e nuovi fondi personali tra i quali il più prezioso risulta quello di padre Liberato Di Stolfi (1891-1967) professore ordinario all’Ateneo Antoniano a Roma.

Tale opera di raccolta, sistemazione e schedatura ha purtroppo condotto all’impossibilità di riconoscere, molto spesso, la provenienza originaria del materiale qualora non sia presente un timbro anteriore a quello apposto dal padre Tollapi.

Nel 2000 il convento viene affidato alla comunità di recupero di Mondo X. I volumi rimangono ordinati ma inutilizzati e sottoposti ad alcune opere di saccheggio che hanno determinato l’asportazione di materiale non più recuperato.

In ragione di ciò, i frati hanno deciso di prelevare i volumi più preziosi, trasferendoli nella Biblioteca Provinciale di Firenze.

Nel 2018 la Comunità di Mondo X ha lasciato la struttura, ritornata in gestione diretta ai frati e con essa, ovviamente, la biblioteca.

Francesco Traversi

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